Scarco d’un’importuna e greve salma,
Signor mie caro, e dal mondo disciolto,
qual fragil legno a te stanco rivolto
da l’orribil procella in dolce calma.
Le spine e ’ chiodi e l’una e l’altra palma
col tuo benigno umil pietoso volto
prometton grazia di pentirsi molto,
e speme di salute a la trist’alma.
Non mirin co’ iustizia i tuo sant’occhi
il mie passato, e ’l gastigato orecchio;
non tenda a quello il tuo braccio severo.
Tuo sangue sol mie colpe lavi e tocchi,
e più abondi, quant’i’ son più vecchio,
di pronta aita e di perdono intero.