Ognor che l’idol mio si rappresenta
agli occhi del mie cor debile e forte,
fra l’uno e l’altro obbietto entra la morte,
e più ’l discaccia, se più mi spaventa.
L’alma di tale oltraggio esser contenta
più spera che gioir d’ogni altra sorte;
l’invitto Amor, con suo più chiare scorte,
a suo difesa s’arma e s’argomenta:
Morir, dice, si può sol una volta,
né più si nasce; e chi col mie ’mor muore,
che fie po’, s’anzi morte in quel soggiorna?
L’acceso amor, donde vien l’alma sciolta,
s’è calamita al suo simile ardore,
com’or purgata in foco, a Dio si torna.