Ludovico Ariosto

Elegie lll

Lasso, che bramo più, che più vogl’io,
Se nulla cosa di voler mi resta,
E son, senza desir, pien di disio?
    Amor mi tien pur sempre in gioja e in festa:
Che brami dunque, disïosa voglia?
Qual nuova cosa tanto mi molesta?
    I’ voglio, ma non so quel ch’io mi voglia;
E volendo mi doglio: ah duro fato,
Che senza alcun dolor sempre mi doglia!
    So ben ch’io son più lieto e più beato
Di quale amante più felice mai,
E sovra modo alla mia donna grato;
    So che lei m’ama ed hammi caro assai,
E meco è d’una voglia e d’uno amore,
E possedo quel ben ch’io desiai:
    Ma nuova voglia ancor resta nel côre,
E senza mai provar pravo tormento,
Con certo non so che lieto dolore.
    E bench’io sia tra gli altri il più contento,
Pur bramo anch’io, bench’io nol sappia dire;
E così, il più felice e più contento,
    Se altro bramar non so, bramo morire.

Note
1-Questo ancora non è, per mio parere, più dell’Ariosto, di quel che sieno i due precedenti. — (Barotti.)
2-Un arguto amico, non estraneo alle nostre fatiche, suggerisce questa correzione: E senza mal provar, provo tormento.

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