La mia regina dorme
stanca e senza colpa,
chiama Tristano!
E Tristano ritorna,
in una fragile danza,
finché il respiro la sveglia
e le schiude le labbra
insidiandosi amoroso
nell’allegria perversa
del getto percosso
che la fa rossa in viso,
spinta fino al cervello
con le odorose mani,
nel balbettìo di stelle
che le danno la pena
degli occhi e degli archi
che si distendono,
che si rivestono
e si separano.