In questo mio antenato presente legato da ragioni terrene, si sfalda e sanguina ciclicamente la sinapsi tra il muscolo e la men… La mia vena è una nave
Ogni tanto mi sperdo e mi sotterra il tremore e odoro di polvere, di carne e di fontane, mi assento nei silenzi
Ancorata al porto guardavo il dondolio delle barche. Più in là l’oceano, dove le balene dimorano. Nell’errore di certi flutti,
Ho trovato il calore dei visceri, nell’estremo candore della paura al suo atto. Ho trattenuto
Sono prigioniera della distanza segnata fredda da una ruga. Quando mi tocchi la pelle mi dà scosse, le sento e ho una paura
No, monosillabo. Non è un sì Non è un se Non è provaci ancora.
Ti guardo che passi con passo sicuro ed esperto, mi spingi di lato in un punto bramoso del mondo a squagliarmi da sola
La nebbia solleva il velo tra la mia faccia e i davanzali. Le ombre si confondono, di me ride l’amore! La strada scivola,
Quelle lassù erano bianche falene prima di essere ombre ostili. Fantasma dei miei castelli,
Sii gentile, scolpisci il mio ritratto nei luoghi che scopro andando. Ti ospito nella mia casetta,
Nel silenzio dell’inverno un legno si spezza. Volano via anche gli uccelli. Io resto ferma. Non è l’odore d’erba fresca
Bacca di biancospino, lavata dal pianto della pioggia, dove sei nel vibrare di antenne? Sei caduta sulla terra brulla o sei diventata perla?
Di notte la mia eleganza si spinge tra le vezzose pieghe dell’aria. Ha una tale ferocia la mia bocca da farmi sollevare i calcagni liquidando la distanza
Anche il caldo vapore dell’acqua che scorre oggi ha un tono che arrossa la pelle. Il mondo è una piazza,
Ma se domani il mondo fosse vacuo e la notte imponderabile se si squarciassero gli istinti, non si potesse più godere, leggere, fotografare