Guido Gozzano

Le due strade

Tra le bande verdi gialle d’innumeri ginestre
la bella strada alpestre scendeva nella valle.
 
Andavo con l’Amica, recando nell’ascesa
la triste che già pesa nostra catena antica;
 
quando nel lento oblio, rapidamente in vista
apparve una ciclista a sommo del pendio.
 
Ci venne incontro; scese. “Signora! Sono Grazia!”
sorrise nella grazia dell’abito scozzese.
 
“Graziella, la bambina?”– “Mi riconosce ancora?”
“Ma certo!” E la Signora baciò la Signorina.
 
La piccola Graziella! Diciott’anni? Di già?
La Mamma come sta? E ti sei fatta bella!
 
“La piccola Graziella, così cattiva e ingorda!...”
“Signora, si ricorda quelli anni?”– "E così bella
 
vai senza cavalieri in bicicletta?"– “Vede...”
“Ci segui un tratto a piede?”– “Signora, volentieri...”
 
“Ah! ti presento, aspetta, l’Avvocato, un amico
caro di mio marito... Dagli la bicicletta.”
 
Sorrise e non rispose. Condussi nell’ascesa
la bicicletta accesa d’un gran mazzo di rose.
 
E la Signora scaltra e la bambina ardita
si mossero: la vita una allacciò dell’altra.
 
Adolescente l’una nelle gonnelle corte,
eppur già donna: forte bella vivace bruna
 
e balda nel solino dritto, nella cravatta,
la gran chioma disfatta nel tocco da fantino.
 
Ed io godevo senza parlare, con l’aroma
degli abeti, l’aroma di quell’adolescenza.
 
—O via della salute, o vergine apparita,
o via tutta fiorita di gioie non mietute,
 
forse la buona via saresti al mio passaggio,
un dolce beveraggio alla malinconia.
 
O bimba, nelle palme tu chiudi la mia sorte;
discendere alla Morte come per rive calme,
 
discendere al Niente pel mio sentiere umano,
ma avere te per mano, o dolce sorridente! -
 
Così dicevo senza parola. E l’Altra intanto
vedevo: triste accanto a quell’adolescenza!
 
Da troppo tempo bella, non più bella tra poco,
colei che vide al gioco la piccola Graziella.
 
Belli i belli occhi strani della bellezza ancora
d’un fiore che disfiora e non avrà domani.
 
Al freddo che s’annunzia piegan le rose intatte,
ma la donna combatte nell’ultima rinunzia.
 
O pallide leggiadre mani per voi trascorse–
ro gli anni! Gli anni, forse, gli anni di mia Madre!
 
Sotto l’aperto cielo, presso l’adolescente
come terribilmente m’apparve lo sfacelo!
 
Nulla fu più sinistro che la bocca vermiglia
troppo, le tinte ciglia e l’opera del bistro
 
intorno all’occhio stanco, la piega di quei labri,
l’inganno dei cinabri sul volto troppo bianco,
 
gli accesi dal veleno biondissimi capelli:
in altro tempo belli d’un bel biondo sereno.
 
Da troppo tempo bella, non più bella tra poco,
colei che vide al gioco la piccola Graziella.
 
—O mio cuore che valse la luce mattutina
raggiante sulla china tutte le strade false?
 
Cuore che non fioristi, è vano che t’affretti
verso miraggi schietti, in orti meno tristi.
 
Tu senti che non giova all’uomo soffermarsi,
gittare i sogni sparsi per una vita nuova.
 
Discenderai al niente pel tuo sentiere umano
e non avrai per mano la dolce sorridente,
 
ma l’altro beveraggio avrai fino alla morte:
il tempo è già più forte di tutto il tuo coraggio. -
 
Queste pensavo cose, guidando nell’ascesa
la bicicletta accesa d’un gran mazzo di rose.
 
Erano folti intorno gli abeti nell’assalto
dei greppi fino all’alto nevaio disadorno.
 
I greggi, sparsi a picco, in gran tinniti e mugli
brucavano ai cespugli di menta il latte ricco;
 
e prossimi e lontani univan sonnolenti
al ritmo dei torrenti un ritmo di campani.
 
—Lungi i pensieri foschi! Se non verrà l’amore -
che importa? Giunge al cuore il buono odor dei boschi:
 
di quali aromi opimo odore non si sa:
di resina? di timo? e di serenità?... -
 
Sostammo accanto a un prato e la Signora china
baciò la Signorina, ridendo nel commiato:
 
“Bada che aspetterò, che aspetteremo te;
si prende un po’ di the, si maledice un po’...”
 
“Verrò, Signora, grazie!" Dalle mie mani in fretta
prese la bicicletta. E non mi disse grazie.
 
Non mi parlò. D’un balzo salì, prese l’avvio;
la macchina il fruscìo ebbe d’un piede scalzo,
 
d’un batter d’ali ignote, come seguita a lato
da un non so che d’alato volgente con le ruote.
 
Restammo alle sue spalle. La strada, come un nastro
sottile d’alabastro, scendeva nella valle.
 
Volò, come sospesa la bicicletta snella:
“O piccola Graziella, attenta alla discesa!”.
 
“Signora! arrivederla!” Gridò di lungi, ai venti:
di lungi ebbero i denti un balenio di perla.
 
Graziella è lungi. Vola vola la bicicletta:
“Amica! E non m’ha detta una parola sola!”.
 
“Te ne duole?”– “Chi sa!”– “Fu taciturna, amore,
per te, come il Dolore...”– "O la Felicità!”
 
E seguitai l’amica, recando nell’ascesa
la triste che già pesa nostra catena antica.
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