Vita, ti ho amato un tempo quando fosti sogno fra nuvole e le stelle. Iride diurno,

Uscì il sangue dalla bianca luna, ed io n’ ammirai il fondo dagli occhi per riuscire ad avere un sentore di verità. E consumai il tempo

Brev’ assai le febbri folli quand’ il cor vagò fra mari e colli in un dì ove l’ amor si stracciò nelle pieghe del più funesto sogno…

Abituare gli occhi alla notte, il cuore al silenzio e la fede senza crocifissi al pett…

Pioppi, querce, peschi e tigli dinanzi a lor risa e meravigli Insù, all’aprir nuvole un pacifico… trafigge con la spada il giorno che va levandosi al mutar delle or…

Dorate le foglie dopo ogni pioggia, e umida la terra pur l’aria rinfresca, dando refrigerio

Al crepuscolo dell’esistenza intravidi luce sull’ ultimo sogno splendere fioca Respirai il gelo

Guardai il tuo viso e n’ ammirai l’Infinito dietro a quei luoghi placidi e anfratti soleggiati da speranze umane

Tumefatti i sogni divennero incubi dalle forme più dispersive al profumo del glicine, seguitante un vento

La madre fissò la natura del figlio reietto quand’ il demonio, col suo respiro ansimante circui’ il cuore

Affiorar nel vespro vidi il ricord… e lo trasmutai in un sogno dalle più angeliche visioni fatte apposite per rassopir profondamente.

Udendo il vento sperai suggerisse la vita, mutilai il dolore in piccole gocce

Dagli occhi intesi l’anima e ne lessi ogni dolore e il sospiro più inquieto Fu amore, e dal baratro più profondo risalii

Ricordo dei bianchi giorni ove petali inebriaron d’essenza il più fugace dei pensieri, nella strana estate adornata da lucciole e fate.