Svuotai il cuore
dalle emozioni ch’in fondo
lei non avrebbe capito
Ed ordinai da bere
a quell’oste,
demone notturno
dagli occhi ulcerosi.
Il fisico al bancone vibrava,
ed il suo tremolio
bene fin troppo si accordava
con lo spirito
ed il battito del cuore mio
La luna e le stelle
furono le mie compagne,
quando nella solitudine
più profonda riabbracciai
la nera e funesta notte.
È certo!
Non serve essere in ghingheri con loro,
belle luci silenti
e le mie uniche spalle confidenti
Debbo essere soltanto me stesso,
abbandonando ogni maschera.
Trapelano tutt’ora
sogni andati in fiamme:
Quando ammiro
ancora il mare
sotto l’infinito e chiaro cielo,
l’eterna lanterna che sprofonda perfetta nel suo antro di Goya.