Ada Negri

Hai lavorato?

Dunque tu m’ami. Hai confessato; or, trepido,
Taci ed attendi, e ti scolora il viso
Un’onda di pallor.
Vuoi dal mio labbro un bacio ed un sorriso.
Vuoi di mia fresca giovinezza il fior!...
 
Ma dimmi: L’ansie, le battaglie e gl’impeti
Sai tu d’un ideal che mai non langue?
Sai tu che sia soffrir?...
Che ti val la tua forza ed il tuo sangue,
L’anima tua, la mente, il tuo respir?...
 
Hai lavorato?... Le virili insonnie
De la notte in severe opre vegliata,
Di’, non conosci tu?...
A qual fede o vessillo hai consacrata
La tua florida e bella gioventù?...
 
Non mi rispondi.... oh, vattene. Fra gli ozî
Lieti di sonnolente ore perdute
Torna, vitello d’ôr.
Torna fra balli, carte e prostitute;
Io non vendo i miei baci ed il mio cor.
 
Oh, se tu fossi affaticato e lacero,
Ma coll’orgoglio del lavoro in faccia,
E una scintilla in sen;
Se stanche avessi l’operose braccia,
Ma t’ardesse nel grande occhio un balen;
 
Se tu fossi plebeo, ma sovra gli uomini
Cui preme e sfibra il vile ozio codardo
Ergessi il capo altier,
E nel tuo vasto cerebro gagliardo
Avvampasse la febbre del pensier,
 
Io t’amerei, sì!... T’amerei per l’opre
Tue vigorose e la tua vita onesta.
Pel sacro tuo lavor;
Sovra il tuo petto chinerei la testa.
Forte di stima e pallida d’amor!...
 
Ma tu chi sei?... Da me che speri, o debole
Schiavo languente fra dorato lezzo?
Sgombrami il passo, e va.
Non m’importa di te—va—ti disprezzo,
Fiacco liberto d’una fiacca età!...

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