Da l’ampia tela, ammaliante e fisso
Mi persegue il tuo sguardo; e a sè m’attira
Come bocca d’abisso.
Sotto la chioma d’ôr fina e fluente
Sei tutta bianca, e le rosate nari
Vibran nervosamente:
Dice il labbro serrato: «Io penso e voglio:»
Dice la fronte non curvata mai:
«Io nacqui al lauro e al soglio.»
.... Senti. È ver che sei morta, o bionda Slava,
Che tesori d’ingegno a noi portasti
Dai ghiacci di Poltawa;
Che nel silenzio de le tristi nevi
Come rosa sbocciasti, e inconsumata
Sete di gloria avevi?...
Del genio coll’ignoto a te la guerra;
A te la fantasia che tutto sfiora,
E irruendo si sferra;
A te la melodia che ha preci e schianti.
Che parla, erompe, impreca e si contorce
Su le corde pulsanti;
A te la tela ove gioia e dolore,
E carne e sole ed anima diventa
Lo sprazzo del colore.
Che trionfo di vita e di baldanza.
Quanta grandezza in te, quanto futuro,
Che soffio di speranza!...
Fiore di landa fra le nevi aperto,
Tu sognavi, sul verde agile stelo,
I cieli del deserto:
Gracil patrizia, tu gli abeti foschi
Sospiravi de l’Alpe, il mar di spuma,
La libertà dei boschi.
.... Or di te che rimane, o battagliera
Figlia de l’Arte?... Una ferrata cassa
Sotto la terra nera;
Su la cassa una croce esposta ai venti;
Dentro, fra i vermi, il tuo teschio che ride,
Ride, mostrando i denti.
*
.... Null’altro?...—Calma senza fine grava
Nella notte, dintorno.—Io su la tela
Ti miro, o bionda Slava.
Il cangiante tuo sguardo m’incatena:
Qualchecosa di te m’entra nel core,
E tutta m’avvelena.
Una elettrica forza si sprigiona
Dalla regal tua forma—e mi serpeggia
Per tutta la persona;
Ed io mi sento te.—Del martellante
Desìo d’ignoto che il tuo sen minava
Sento l’alito ansante.
Sento l’innata facoltà che crea;
Sento pulsar nel cérebro l’acuta
Vertigin dell’idea.
Vedo la morte rotear da lunge
Già guatando il mio capo; algida larva
S’appressa e mi raggiunge;
Come in te, tutto stralcia e tutto annienta.
Cala il corvo a gracchiar su la rovina:
Fuma la torcia spenta.
Nulla dunque di noi, nulla più resta?...
Io lancio a te l’angoscïoso grido
Dell’anima in tempesta.
Ma la terra non sa, Dio non risponde!...
Ne l’infinito il gemito s’inghiotte
Come sasso ne l’onde.
Mentre su i dubbi de l’ignare genti,
O trapassata, il teschio tuo sorride
Mostrando i tersi denti,
Del tuo spirto la vivida scintilla
Ne l’esser mio che morirà tra poco
Penètra, arde e sfavilla.