Hai toccato il fondo, rotondo,
in coppe di ciliegie,
si camuffa la piroga in un’ansa
di barattiere,
si stiracchia la nube di pirilla,
d’ogni mortale tempra
che, a suo dire,
ignora la malferace spalla.
Cade un rospo dalle serre
di balene,
la zaula, in particolare,
tende a sollevare
il finto smasso di tabià,
s’approssima un tirante
di spese speranze nei fanò,
l’acribia della tessitura
nell’ora solare.
Non eri tu sul pontile della nave
a dipingere numuli di stelle?
Il filo sulla bocca di cartone
fa scaglie sopra la buccia
di lampone.
Dalla trifora il cormorano
affatica le sue penne di petrolio,
dalle vette d’amianto pastellato
erto s’avvita lo scione,
s’annera il sìnolo di bulbi vari
in un concerto di biscrome.
Thea Matera ©