Guido Gozzano

L’amico delle crisalidi

Una crisalide svelta e sottile
 quasi monile
pende sospesa dalla cimasa
 della mia casa.
 
Salgo talora sull’abbaino
 per contemplarla
e guardo e interrogo quell’esserino
 che non mi parla:
 
O prigioniero delle tue bende
 pendulo e solo,
soffri? il tuo cuore sente che attende
 l’ora del volo?
 
Tu ti profili dal tetto antico
 sui cieli pallidi...
No, non temere: sono l’amico
 delle crisalidi!
 
No, non temere l’orride stragi
 care una volta:
mi dan rimorso gli anni malvagi
 della raccolta.
 
Papili Arginnidi Vanesse Pieridi
 Satiri Esperidi:
contemplo triste con la mia musa
 la tomba chiusa.
 
Dormono in pace tutte le morte
 sotto il cristallo;
fra tutte domina la sfinge forte
 dal teschio giallo.
 
O prigioniero delle tue bende
 pendulo e solo
soffri? Il tuo cuore sente che attende
 l’ora del volo?
 
Ti riconosco. Profilo aguzzo,
 dorso crostaceo
irto, brunito, con qualche spruzzo
 madreperlaceo:
 
sei la crisalide d’una Vanessa:
 la Policlora
che vola a Maggio. Maggio s’appressa,
 tra poco è l’ora!
 
Tra poco l’ospite della mia casa
 sarà lontana;
penderà vota dalla cimasa
 la spoglia vana.
 
Andrai perfetta dove ti porta
 l’alba fiorita;
e sarà come tu fossi morta
 per altra vita.
 
L’ale! Si muoia, per che morendo,
 sogno mortale,
s’appaghi alfine questo tremendo
 sforzo dell’ale!
 
L’ale! Sull’ale l’uomo sopito,
 sopravvissuto,
attinga i cieli dell’Infinito,
 dell’Assoluto...
 
E tu che canti fisso nel sole,
 mio cuore ansante,
e tu non credi quelle parole
 che disse Dante?
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