In grazia della zecca fiorentina
Che vi pianta a sedere in un ruspone,
San Giovanni, ogni fedel minchione
A voi s’inchina.
Per voi sconvolto il mondo e indiavolato
S’agita come mare in gran burrasca:
Il vostro aureo vapor giù dalla tasca
Dello scapato,
Sgorga in pioggia continua, feconda
Al baro, al sarto, a epicureo vivaio,
E s’impaluda in man dell’usuraio
Pestifer’onda.
Dal turbante invocato e dalla stola
Siete del pari; ai santi, ai birichini,
Ai birri smessi quondam Giacobini
Voi fate gola.
Gridano Ave spes unica in un coro
A voi scontisti, bindoli e sensali,
A voi per cui cancellan le cambiali
Il libro d’oro.
Vecchia e novizia deità, che il callo
Ha già sul core e pudicizia ostenta,
Perde le rose e itterica doventa
Del vostro giallo.
Il tribuno che tiene un piede in Francia,
L’altro a Modena, e sta tra due sospeso,
Alza ed abbassa al vostro contrappeso
La rea bilancia.
Voi, ridotto a trar sangue da una rapa,
Dal giorno che impegnò la navicella,
Chiama al deserto della sua scarsella
Perfino il Papa.
Salve, o bel conio, al secolo mercante
Polare stella! Ippocrate, il Giornale,
E la monomania trascendentale
Filosofante,
E prete Apollo in maschera che predica
Sempre pagano sull’arpa idumea,
Fidano in te, ponsando diarrea
Enciclopedica.
Oh mondo, mondo! oh gabbia d’armeggioni,
Di grulli, di sonnambuli e d’avari,
I pochi che per te fan de’ lunari
Son pur minchioni!
Non delle sfere l’armonia ti guida,
Ma il magnetico suon delle monete:
Francia s’arruffa intanto nella rete
Del birro Mida.
Sostien l’amico con un laccio al collo
Anglia con fede che la greca ecclissa;
Lacera il Belgio la volpina rissa
D’un protocollo.
In furor di Cannibali si cangia
Lo scisma ibero che sè stesso annienta;
Cannibale peggiore or lo fomenta,
Poi se lo mangia.
Sognan d’Italia i popoli condotti
Con sette fila in cieco laberinto:
Giocano i re per arte e per istinto
Ai bussolotti.
Se l’inumana umanità si spolpa,
Se a conti fatti gli asini siam noi,
Caro Giovanni, un Santo come voi
N’avrà la colpa?
Colpa è di questi figli del Demonio
Che giran per le tasche a voi confusi,
Di cui vedete le sentenze e i musi
Brillar nel conio.
Colpa di moltitudine che anela
Far da leon col core impecorito:
Falsificando il cuoio ed il ruggito
Sbadiglia e bela.
Che dico mai? Di scettri e candelieri
A questa gente non importa un ette:
Tribune invade e cattedre e gazzette
Furor di zeri.
Guerra non è di popoli e sovrani,
È guerra di chi compra e di chi vende:
E il moralista addirizzar pretende
Le gambe ai cani?
Ah! predicar la Bibbia o l’Alcorano,
San Giovanni mio caro, è tempo perso:
Mostrateci la borsa, e l’universo
Sarà cristiano.