Giovanni Boccaccio

Non credo il suon tanto soave fosse

Non credo il suon tanto soave fosse
che gli occhi d’Argo tutti fé dormire,
né d’Anfion la citara a udire
quando li monti a chiuder Tebe mosse,
 
né le sirene ancor quando si scosse
invano Ulisse provido al fuggire,
né altro, se alcun se ne può dire
forse più dolce, o di più alte posse:
 
quant’una voce ch’io d’un’angioletta
udi’, che lieta i suoi biondi capelli
cantand’ornava di frond’e di fiori.
 
Quindi nel petto entrommi una fiammetta,
la qual, mirando li sua occhi belli,
m’accese il cor in più di mill’ardori.

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