Iscinta e scalza, con le trezze avvolte,
e d’uno scoglio in altro trapassando,
conche marine da quelli spiccando,
giva la donna mia con le altre molte. E l’onde, quasi in sé tutte raccolte,
con picciol moto i bianchi piè bagnando,
innanzi si spingevan mormorando
e ritraènsi iterando le volte. E se tal volta, forse di bagnarsi
temendo, i vestimenti in su tirava,
sì ch’io vedeo più della gamba schiuso, oh, quali avria veduto allora farsi,
chi rimirato avesse dov’io stava,
gli occhi mia vaghi di mirar più suso!