2005
Visione di Ulisse: pesa il corpo, cammina strisciando vie di peccato, d’abominio fummo e siamo e saremo condanna innanzi alla moral comune. Danziamo sussurrando piacerei che invadono il Nume. Il respiro sibila, assorda il pensiero, quante volte serriamo gl’occhi? Come il guerriero che dai miti riecheggia, coraggiosi e imperturbabili siam chiamati alla morte e continuamente penetrati dal desiderio di conoscenza scopriamo d’essere creta gettata in terra, a cui è stato dato il respiro della vita, non come dono ma come prestito.