S’incarna nel bouquet di gigli
il tuo profilo,
era l’ardenza e l’oblio,
la voce di dentro
che bussava forte alla notte,
lo sballottio d’uggiosi stampi
tra le parentesi di fiele.
Sul viso il negato abisso
—stai andando alla Fiera di Scarborough?—
s’infoderava la coda d’agli
e si mischiava al serto di pomelli
un verde groppo di radici,
fumigava la sublime cima
—verde marino d’erbosi legni -
rugginina di smeraldi vivi
nelle cuciture di scerbati pruni.
E negando il tuo stesso viaggio
berrai al frutto del distacco,
dell’incurante torpore
d’inflessi poggi.
Thea Matera