Giovanni Giudici
I
 
Camapanella, Campanella
Tu non farai bon fine!
Vagliava le carte degli astri
Colui che tristemente vi ammaestrava
Voi prevetello ancora
Voi figlio di scarparo
Nato in bassa fortuna
Specchiata immenso nera l’altra faccia
D’una funesta luna:
Ci apparecchia disastri
Oh non dirò la scienza
Bensì la nostra – mia e vostra Frate Tommaso
Dura innocenza
 
II
 
Lasciàtimi stare!
Lasciàtimi!
Dieci cavalli bianchi
Per l’anima immortale!
Bello se a far gran bene
Si troverà il mentire
Benchè quelli infierendo
A torchiarvi – e voi là
Inchiodato al giaciglio dei tormenti.
Ma un ridere, un ridere, sì mi ricordo
Dieci cavalli bianchi rispondendo:
O voi distorte braccia e ligamenti
Straziati òmeri e cosce
Legni taglienti
 
III
 
Tu miserere tu larghissimo fonte
Di tutte le luci venga la luce tua:
Sette settanta settecento mostri
Di lì tutto partiva:
Juvenis cum barba nigra
Statura alta faccia pallida denti radi
Verruca sulla guancia destra
Bastano tali segni?
O anche vorrete i sette fuochi dell’Orsa
Protuberanti potenze della gran testa?
Di pari bellezza rifulgono
Il rospo come l’arcangelo agli occhi di Dio:
Tu illustra, o Primo Senno, il senno mio
 
IV
 
Oscene segrete al cui fondo
Giaceste, giacemmo—
Dove amammo chi al carcere ci serba
E il senso doloroso a farci vivi
Quando la vista è lume di lucerna...
Ma non avreste voi paura dei topi
E il puzzo e il gocciare dei muri
E ai labbri vostri carezze di pipistrello?
Dunque però tanto disìo di sole
Tanto disìo di caldo
 
V
 
Dono di verde pomo
Morso dai denti di lei
Umido al dolce umore
Che un bacio illanguidisce:
Amore viene e va spartisce i muri
Ristora il fiore al quasi suo morire—
Come le vostre piaghe
Acqua che in esse scorse dal giardino
Dove entravamo docili e sicuri
A un giro della sola nostra chiave
 
VI
 
Finalmente bambino
Insieme a voi giocare sul prato di Parigi!
Oh sì, metafisico – sì
Politico, litterato di cento libri
Oh sì, un po’ ingrassato
Sì, un po’ buffo nel correre –
Ma che bellezza quel bianco e nero dell’abito
Sulla verde erba
E il lanciar su il berretto nell’azzurro
E riacchiapparlo al volo voi Cane del Signore!
Perchè fallisce il desiderio degli empi

5 marzo 1989

#ScrittoriItaliani da Fortezza (1990)

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