Orso Bianco

Arrovellamento

Se si riesce ad ignorare il rumore di fondo allora si può guardare direttamente oltre la sfera del sole.
Mentre gli tremavano le mani tornava a casa avvolto dentro il blu del suo cappotto. Si rigirava nella testa un pensiero, continuava ad annusarlo senza mai capirne l’odore: “Essendo io felice potrei mai decidere di diventar scontento?”.
Non se lo spiegava. Scendendo la prima rocciosa rampa di scale decise di tirar fuori un guanto, di infilarselo e poi di ripetersi per l’altra mano. Non tremava più, adesso poteva pensare un po’ meglio, senza l’oscillare delle ossa.
“Io, se sono felice, si suppone che lo rimanga; ma se per idea volessi impormi la tristezza, poteri davvero spazzare via il mio umore sereno per capriccio? Se sì, allora non potevo dire di essere felice davvero, ma solo ingiustamente allegro. Se no, in quel caso potrei definirmi schiavo della felicità, servo del suo dominio, sarei bloccato con lei fino a quando un qualcosa di esterno non la ferisca... d’altro canto quando si è felici a queste cose non ci si pensa, sarei uno schiavetto ingenuo”.
Interrompendo la chiacchera del suo cervello, una mano calda gli si appoggia da dietro sugli occhi, subito dopo, un’altra. Lui capisce e sorride. Lei alle spalle inizia a parlargli con parole di cui ha senso riportare solo il tono: ridente, sereno e comodo.
Sente il silenzio per davvero e per davvero lo attraversa. Zitto, immobile, tremendamente felice.

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