Per esser manco, alta signora, indegno
del don di vostra immensa cortesia,
prima, all’incontro a quella, usar la mia
con tutto il cor volse ’l mie basso ingegno.
Ma visto poi, c’ascendere a quel segno
propio valor non è c’apra la via,
perdon domanda la mie audacia ria,
e del fallir più saggio ognor divegno.
E veggio ben com’erra s’alcun crede
la grazia, che da voi divina piove,
pareggi l’opra mia caduca e frale.
L’ingegno, l’arte, la memoria cede:
c’un don celeste non con mille pruove
pagar del suo può già chi è mortale.