Ludovico Ariosto

La favola della luna

Nel tempo ch’era nuovo  il mondo ancora,
e che inesperta era la gente prima,
e non eran l’astuzie che sono ora;
a piè d’un alto monte, la cui cima
parea toccasse il cielo, un popol, quale
non so mostrar, vivea nella valle ima;
.che più volte osservando la ineguale
luna, or con corna or senza, or piena or scema,
girar il cielo al corso naturale;
e credendo poter dalla suprema
parte del monte giungervi, e vederla
come si accresca e come in sé si prema;
chi con canestro, chi con sacco per la
montagna, cominciar correre in su,
ingordi tutti a gara di volerla.
Vedendo poi non esser giunti più
vicini a lei, cadeano a terra lassi,
bramando invan d’essere rimasti giù.
Quei ch’alti li vedean dai poggi bassi,
credendo che toccassero la luna,
dietro venian con frettolosi passi.
Questo monte è la ruota di Fortuna,
nella cui cima il volgo ignaro pensa:
ch’ogni quIete sia, né ve n’è alcuna.
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