I.
Potresti dirle addio, non ci riesci.
Due occhi in meno che hanno visto
e poi riferito che il mondo è questo
un mondo fatto proprio così,
con le sue storie
inquadrato e poi raccontato
nei dettagli, quelli che davvero
lo mettono a nudo, lo inchiodano
al dato, al fatto che la vita è questa,
non un’altra.
II.
Ti incontrai proprio l’altro altro ieri
eri bella col tuo tailleur a quadretti
di spessa gabardina e quel basco
che ti faceva regina, e lo chignon.
Occhi azzurri
che mi bucavano la pelle più del gelo
e nonostante in teoria tu avessi avuto l’età
di mia madre sarebbe stato bello
pensare a un incesto pomeridiano.
Dicesti: «È tardi, vado».
Avevi una conferenza in sospeso
con un poeta umanista del Quattrocento.
Volevi chiedergli se a rubare la sua Xandra
per dare il nome a una tua piccola plaquette
avresti fatto peccato.
Ci salutammo sotto freddi portici di febbraio
Ti dissi di alzare gli occhi per vedere i nidi
delle rondini che presto torneranno
per cinguettare la tua vita all’istante.
Sorridesti.