Amarezza
è il sapore di una vita non tua,
in una società afona e cieca
che ti costringe a divenir poliestere
per sopravvivere.
Cercare invano di non far sembrare
meccanico il respiro.
Guardarvi senza che sanguini.
Ma mi uscite dal petto come un parto,
solo che
ad agonizzare qui son solo io.
E nel frattempo,
la lancetta ondeggia una danza macabra,
e m’ipnotizza finché
la cornea non si ustiona,
e voi
vi sputate sopra
per spegnere le fiamme.
Oh, non fraintendete: vorrei amarvi, quanto vorrei.
Ma siamo condannati.
E sogno di librarmi in mare e nuotare tra le nuvole per non soccombere a me stessa.
Questi cocci di vetro mi lacerano i piedi.