La bionda fata sollevò le mani
sopra la culla in atto di preghiera
e nel chiaro mattin di primavera
suonò la bella voce in ritmi arcani:
“Spiriti eterni, Geni sovrumani
viventi dove il sol non ha mai sera,
scendete dalla vostra eccelsa sfera...
Venite, o Geni, dai regni lontani.
Donategli la forza e la saviezza,
la nobiltà dell’animo e del core;
ch’io l’ho predestinato alla bellezza:
e dategli la grazia delicata
della sua Mamma, dategli l’amore...”
Disse: e in ciel dileguò la bionda fata!