Sylvia,
tu che nascesti verticale in un mondo
orizzontale,
ove l’attrito del precipitare
dal soffice grembo materno
ti fu fatale;
da poeta a donna a madre,
divorasti la vita insipida e senza cuore
che ti passò oppio per amore.
Ancora oggi, vanesia e imbellettata,
Lei brinda, a te, alticcia e smaliziata;
e tu, carica di furia e di dolcezza,
ti prendi ancora gioco
della sua infinita tristezza.