La nomèa di poeta e letterato
Ti reca, amico mio, di gran bei frutti,
E il più soave è l’essere da tutti
E lodato e cercato e importunato.
Il grullo, l’ebete, il porco beato,
Lo spensierato, ed altri farabutti,
Fanno in pace i lor fatti o belli o brutti,
Ed hanno tempo di ripigliar fiato.
Ma l’ingegno che spopola e che spalca
È l’asino d’un pubblico insolente
Che mai lo pasce e sempre lo cavalca.
E gli bisogna, o disperatamente
Piegar la groppa a voglia della calca,
O dare in bestia come l’altra gente.