Francesco Petrarca

Sonetto 189: Passa la nave mia colma d’oblio

Passa la nave mia colma d’oblio
per aspro mare, a mezza notte il verno,
enfra Scilla et Caribdi; et al governo
siede ’l signore, anzi ’l nimico mio.
 
A ciascun remo un penser pronto et rio
che la tempesta e ’l fin par ch’abbi a scherno;
la vela rompe un vento humido eterno
di sospir’, di speranze, et di desio.
 
Pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni
10 bagna et rallenta le già stanche sarte,
che son d’error con ignorantia attorto.
 
Celansi i duo mei dolci usati segni;
morta fra l’onde è la ragion et l’arte,
tal ch’incomincio a desperar del porto.
 

Parafrasi

 
Come una nave la mia vita, che vuole tutto dimenticare, attraversa
l’amaro mare dell’esistenza, in uno stato di angoscia buia e fredda come una notte invernale,
in mezzo a pene e affanni pericolosi come i mostri  Scilla e Cariddi;
il mio signore, o meglio il mio nemico, ovvero Amore, la conduce .
 
Come i  remi di una nave sono mossi con forza e vigore
così ogni azione della mia vita,
è mossa da un pensiero animoso e malvagio
che sembra disprezzare la mala sorte e la morte;
La mia volontà, come una vela lacerata dal vento,
è spezzata da sospiri di speranza e desiderio, che non finiscono mai.
 
Il dolore e la rabbia rendono i miei pensieri,
che sono sempre più sbagliati e sciocchi,
lenti e fiacchi come  corde di una nave, che non tengono più.
 
Gli occhi di Laura, che come le stelle ai naviganti,
mi indicavano la via si nascondono;
in questa terribile situazione è morta ogni ragionevole possibilità
di raggiungere la meta e per questo sono caduto nella disperazione.
Piaciuto o affrontato da...
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