Dalla raccolta "Crisalidi, amnesie di un giorno all'imbrunire "© di Francesco D'Addino.
Svuotai il cuore, dalle emozioni ch’ in fondo lei non avrebbe capito. Ed ordinai da bere a quell’ oste,
Brev’ assai le febbri folli quand’ il cor vagò fra mari e colli in un dì ove l’ amor si stracciò nelle pieghe del più funesto sogno…
Latrati di cani e un gracidar di rane, nell’aria putrida e malsana di acque melmose. Suoni antichi,
Sul ritmo suggerito dal cuore si riempiono pentagrammi di sentim… Così puri e pacifici, da somigliare al sogno più tranqui…
Pioppi, querce, peschi e tigli dinanzi a lor risa e meravigli Insù, all’aprir nuvole un pacifico… trafigge con la spada il giorno che va levandosi al mutar delle or…
Ombra gracile ai piedi miei telai d’ ombrelli e abiti smessi figure di megere
Nettare divino consolaci il cuor a noi vigliacchi di vita che non sapemmo amare. Rinfresca le nostre ugole
La madre fissò la natura del figlio reietto quand’ il demonio, col suo respiro ansimante circui’ il cuore
Dal Sacro Graal attinsi le ultime forze, quando il respiro ed ogni filamento non ebbero più inerzia
Toglierò dal cuore il rosso sangue dell’amore, or nero e cosparso di vermi per fetida putrefazione! Leverò in alto i calici
Trema la luce pallida e silente quand’ intorno, for le cose han perduto vita e ogni color. Sol le stelle bagnano d’argento lo scorrere lento d’un cheto rusce…
Pensiero vergine a quando il tempo fu pulito, dalle ansie e dall’angoscia e la tua bocca è stata rosa da baciare
Ho cercato nella notte assoluta crepe che aprissero varchi di luce Per dimensioni parallele e viaggi temporali, oltre la singola speranza umana.
E nella notte all’ orizzonte artiglio di luna che graffia l’ anima.
Come oggi, ho conosciuto il nostro amore E sotto l’incedere del passo, avvicinai i sogni alla vita E poi,