Ada Negri

La madonna del soccorso

La Madre andò col suo piccino in braccio,
avviluppata nell’oscuro scialle.
Aspro un singhiozzo le scotea le spalle:
cerbïatta parea che fugge il laccio.
E scese il monte e traversò la valle,
 
e la città raggiunse; e ad ogni porta
bussò, chiedendo, per pietà, lavoro.
Alzava sulle braccia il suo tesoro:
ogni rifiuto la facea più smorta,
più spersa in mezzo al lastrico sonoro.
 
Al suo pavido cuore era nemica
la folla che ti spinge e non ti sa,
che, cogli occhi al suo segno, va e va
soverchiandosi a gara, e par che dica
—Scòstati!...—a chi dappresso le ristà..
 
la folla con mille arti e mille forme
e mille accenti, rapida, incalzante,
sempre diversa e sempre a sè davante
sospinta in corsa, col suo mugghio enorme,
coll’acre ardor della sua forza ansante....
 
E la madre cercò deserte vie
ove accucciarsi come un can perduto.
«Dio, che ti stai così lontano e muto
nei cieli, Dio che vedi le agonie
delle madri e dei bimbi, ajuto, ajuto!...»
 
.... Una porta s’aperse.—Erma, corrosa:
e sulla soglia molte facce emunte
che fame febbre tedio avean consunte
disser cogli occhi: «O Madre dolorosa,
sieno le nostre povertà congiunte!...
 
«Noi siamo i radïati dalle file
degli uomini. Al lavoro invan le braccia
offrimmo. Civiltà che ne discaccia
dall’opre, questo asil d’inerzia vile
ne schiude. Vieni, o disperata in traccia
 
di rifugio!...» E col lacero mantello
uno l’avvolse, e arrise al suo bambino:
uno le disse: «Siediti vicino
al focolare.»—E tutti: «Oh, come è bello,
rondinella, il tuo stanco rondinino!...
 
«Rondinella tu sembri al bianco viso
fra il nero dello scialle e delle chiome:
trepida, senza nido e senza nome,
osi, pur fra le lagrime, un sorriso....
Riso lucente, in fitta ombra di chiome!...
 
«Resta!... Diventerai Nostra Madonna
del Soccorso!... Ci porterai fortuna!...
Noi faremo al tuo piccolo una cuna
di stracci, e nella tua misera gonna
sarai chiara per noi come la luna....»
 
.... Ella rimase. E ritrovò per loro
i canti del natìo monte selvaggio.
Vibrava in essi il rullo del coraggio,
vibrava in essi il rullo del lavoro,
qual rombo di guerresco carriaggio.
 
«Fratello in Cristo, è tua la vita bella,
se forzerai le porte del destino!...
Riprendi il sacco, mettiti in cammino,
taglia le siepi, abbatti i muri, della
tua forza tempra un’arma d’oro fino,
 
e vinci se non vuoi vinto cadere,
para, se vuoi che colpo non ti tocchi!...»
Così cantò, col riso e il sol negli occhi,
la Madre. Ognuno avidamente a bere
quella dolcezza si gettò a ginocchi.
 
Poscia, con rude vigoria d’assalto,
verso nuove conquiste si scagliò.
E colui ch’era vinto dominò.
E colui ch’era a terra ascese in alto.
E la Suscitatrice si nomò
per essi e pei lor figli, ora e nel corso
dei secoli, Madonna del Soccorso.

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