Christian Collu

Notte in bianco

Le tante notti
Passate tra bui saturi di presenze,
Emanazioni spirituali di ricordi
Che dirompono da profondità insondabili
Alla fine, come una platea di fantasmi,
Si sono riunite a scrutare l’abisso che sono divenuto.
E’ stata una violenta intromissione,
Come se il mio corpo nudo
Fosse stato gettato ad un branco di lupi.
Vedo i loro occhi brillare nell’oscurità,
Provo tanto timore da non potermi più dire sano.
Ho conosciuto l’alba della coscienza,
Parlato il proto linguaggio di tutte le follie
E provo come un poeta fallito
A rendere edotta la gente di questa specie di orrore.
Ma non ho il dono dell’equilibrio
Non posso annoverarmi tra i descrittori belli di verità.
Quello che posso portare è un avvertimento,
La fine che fa colui che si spinge senza maestria
Nei reami dell’insondabile, e che torna da esso con un’immagine parziale
Come fosse una Madonna dipinta con regole inestitenti
Una blasfemia, una bruttezza e una imperdonabile ingenuità che costerà la perdita di ogni residuo di pace.
Poiché nessuno è in grado di sopportare il peso che è stato creato per sé solo.
Vi prego di non darmi dell’egoista, ognuno ha il suo fardello...
Il mio consiste nel fermarmi sul confine della comprensione
Stare come un nomade in una tenda tra i luoghi dell’incomprensibile, essendo come una maledizione
Una parola che non sa trovare compimento,
Ne per la mia anima
Ne per quella di nessun altro.
Al suono della fanfara delle mie scempiaggini
Vedo inesorabile la clessidra della vita  svuotarsi
E riempirsi, implacabile, quella dell’incomprensione più profonda,
Quella che relega alla più buia prigione
Alla più sfrenata lontananza della parte più eterna e sincera degli esseri umani.
L’unica cosa di cui rimango detentore
È la ragione che mi suggerisce che non v’è via di ritorno da questo tipo di viaggio.

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