Il borghese non sono io
che tralappio d’un giorno all’
altro coprendomi d’un sudore
tutto concimato, deciso, coinciso
da me, non altri – o se soltanto
d’altri sono il clown faunesco
allora ingiungo l’alt, quella
terribile sera che non vi
fu epidemia ma soltanto un
resto delle mie ossa che
si rifiutavano di seccarsi
al sole.
Non v’è sole che non sia
lumière, (e il francese è
un par terre) quando cangiando
viste, cangiasti forme, anche
nel tuo nostalgico procedere
verso un’impenetrabile morte.
Nel verso impenetravi la
tua notte, di soli e luci
per nulla naturali, quando
l’elettrico ballo non più
compaesano distingueva tra
chi era fermo, e chi non
lo era. Difendo i lavoratori
difendo il loro pane a denti
stretti caccio il cane da
questa mia mansarda piena
d’impenetrabili libri buoni
per una vendemmia che sarà
tutta l’ultima opera vostra
se non mi salvate da queste
strette, stretta la misura
combatte il soldo e non v’è
sole ch’appartenga al popolo!