Sentiva io già correr di morte il gelo
Di vena in vena ed arrivarmi al core,
E folta pioggia di perpetuo umore
M’involgea gli occhi in tenebroso velo,
Quando vid’io con sí pietoso zelo
La mia donna cangiar volto e colore,
Che non pur addolcir l’aspro dolore
Ma potea fra gli abissi aprirmi il cielo.—
Vattene—disse;—e se ’l partir t’è grave
Non sia tardo il ritorno, e serba in tanto
Del mio cor teco l’una e l’altra chiave.—
Cosí il dolore in noi forza non have
E siam quasi felici ancor nel pianto:
O medicina del languir soave!