Avean gli atti soavi e ’l vago aspetto
Già rotto il gelo ond’armò sdegno il core;
E le vestigia de l’antico ardore
Io conoscea dentro al cangiato petto;
E di nudrire il mal prendea diletto
Con l’esca dolce d’un soave errore:
Sí mi sforzava il lusinghiero Amore,
Che s’avea ne’ begli occhi albergo eletto.
Quando ecco un novo canto il cor percosse,
E spirò nel suo foco, e piú cocenti
Fece le fiamme placide e tranquille:
Né crescer mai né sfavillar a’ venti
Cosí vidi giammai faci commosse,
Come l’incendio crebbe e le faville