S’i’ avessi creduto al primo sguardo
di quest’alma fenice al caldo sole
rinnovarmi per foco, come suole
nell’ultima vecchiezza, ond’io tutt’ardo,
qual più veloce cervio o lince o pardo
segue ’l suo bene e fugge quel che dole,
agli atti, al riso, all’oneste parole
sarie cors’anzi, ond’or son presto e tardo.
Ma perché più dolermi, po’ ch’i’ veggio
negli occhi di quest’angel lieto e solo
mie pace, mie riposo e mie salute?
Forse che prima sarie stato il peggio
vederlo, udirlo, s’or di pari a volo
seco m’impenna a seguir suo virtute.