#ScrittoriItaliani
A solitudine orrendo tu presti Il potere di corse dentro l’Eden, Amata donatrice. Hai visto spegnersi negli occhi miei L’accumularsi di tanti ricordi,
Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata
Sei comparsa al portone In un vestito rosso Per dirmi che sei fuoco Che consuma e riaccende. Una spina mi ha punto
Morire come le allodole assetate sul miraggio O come la quaglia passato il mare nei primi cespugli
Stella, mia unica stella, Nella povertà della notte, sola, Per me, solo rifulgi, Nella mia solitudine rifulgi; Ma, per me, stella
E per la luce giusta, Cadendo solo un’ombra viola sopra il giogo meno alto, La lontananza aperta alla misura, Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Scalza varcando da sabbie lunari, Aurora, amore festoso, d’un’eco Popoli l’esule universo e lasci Nella carne dei giorni, Perenne scia, una piaga velata
Balaustrata di brezza per appoggiare stasera la mia malinconia
E gli alberi e la notte non si muovono più Se non da nidi.
Il carnato del cielo sveglia oasi al nomade d’amore
M’illumino d’immenso.
Volti al travaglio come una qualsiasi fibra creata perché ci lamentiamo noi?
Solo ho amica la notte. Sempre potrò trascorrere con essa D’attimo in attimo, non ore vane; Ma tempo cui il mio palpito trasmetto Come m’aggrada, senza mai
Calante malinconia lungo il corpo avvint… al suo destino Calante notturno abbandono di corpi a pien’anima presi nel silenzio vasto
Il tempo è muto fra canneti immoti... Lungi d’approdi errava una canoa... Stremato, inerte il rematore... I cieli Già decaduti a baratri di fiumi... Proteso invano all’orlo dei ricordi,