Tutto il giorno la bella creatura
rise, mostrando lo splendor dei denti:
carezzò bimbi, ornò la sua cintura
di fiori, gorgheggiò con lieti accenti.
Nulla in essa turbò l’agile e pura
grazia del gesto e dei lineamenti
tanàgrici: la voce e la figura
furono un sogno d’armonie fluenti.
Ma or ch’essa è sola e fitta ombra la cinge,
subitamente si scompone in volto,
irrigidita come in agonia.
Chi è costei che il suo lenzuolo stringe
con l’unghie, ed ha nel torvo occhio stravolto
l’angoscia, la vendetta e la pazzia?...