Ada Negri

La macchina romba

La macchina romba.—S’eleva ruggendo
Il vasto solenne rumor,
Qual forte avoltoio che, l’aure fendendo,
Si slancia a le nuvole d’ôr.
 
La macchina romba.—Son gli urli selvaggi
Di chi fra i suoi denti spirò:
Di chi stritolata fra gl’irti ingranaggi
La giovine vita lasciò.
 
Di cinghie, d’acciaio, di morse, di foco,
Di spire temuto signor,
Il mostro sbuffante nel vigile loco
Si nutre d’immenso clamor:
 
Folleggia, sghignazza, divampa, s’allenta,
Stridendo si frena e ristà:
Poi torna all’assalto, si snoda, ed avventa
Nel cielo il fatidico hurrà.
 
«Avanti, campioni de l’opre venture,
Scendete nel nobile agon:
Di sega, di zappa, di picca, di scure
Vi chiami l’onesta tenzon.
 
Bollenti di vita le turgide vene,
Baciati nel viso dal sol,
Spiranti l’ambrosia de l’aure serene,
Nudriti da fertile suol,
 
Osate, o campioni di novi ardimenti,
V’aspetta la libera età....»
.... La macchina romba: nel cielo, fra i venti
Si slancia il fatidico hurrà.

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