Un cieco è fermo sotto il mio balcone:
suona su un vecchio cembalo una vecchia
danza. M’entra nel cuor, che vi si specchia,
la grazia triste della sua canzone.
Ma perchè innalza i torbidi occhi fissi
fino a me?... Sono vuoti; e pur s’asconde
non so che fiamma in quelle orbite fonde,
non so che viva, intenta ombra d’abissi.
Mi guarda: vede.—Vede, sulla mia
fronte di marmo, il mio segreto strazio:
quel che m’uccide e di cui pur mi sazio,
quel che mi seguirà nell’agonia.